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Le malattie trasmesse dall’acqua

malattie idrotrasmesse

Si definiscono malattie idrotrasmesse tutte quelle patologie infettive dell’uomo e degli animali associate all’uso diretto o indiretto dell’acqua contaminata.

Su questo tema il Laboratorio di Sanità Pubblica di Lucca ha pubblicato un esaustivo rapporto titolato “infezioni idrotrasmesse – dati epidemiologici e alcune riflessioni“. Nel capitolo dedicato alla Toscana, sono riportati alcuni episodi epidemici legati al consumo di acqua contaminata, in particolare nel casentino, grossetano, Arezzo e Livorno.

In che modo le infezioni si trasmettono all’uomo?

Il rapporto del Laboratorio di Sanità Pubblica di Lucca divide le forme di contaminazione in 4 gruppi:

Le infezioni microbiologiche

La maggior parte dei microrganismi patogeni si trasmetto per ingestione (Shigella, Salmonella ecc.), ma anche per inalazione attraverso aerosol o vapori durante la doccia con acque contaminate. É questo il caso della Legionella pneumophila, responsabile di una polmonite acuta, nota come legionellosi.

I rischi di malattie dall’inquinamento chimico

Le acque contenenti elementi chimici in misura superiore ai parametri previsti dalla legge possono provocare importanti danni alla salute. Molte sostanze tossiche inquinanti, soprattutto quelle provenienti da scarichi industrial (pfas, trialometani, biossido di azoto ecc.) sono responsabili di malattie gravi, come bronchiti, allergie, cancro e malformazioni neonatali.

Tra i metalli pesanti, quelli maggiormente pericolosi per la salute sono:

Tra i composti che possono essere presenti nell’acqua, il benzopirene, lo stirene e il cloruro di vinile sono cancerogeni. Inoltre, i nitriti assorbiti dal corpo possono ossidare l’emoglobina trasformandola in metaemoglobina, che riduce la capacità dei globuli rossi di trasportare ossigeno.

Si teme, infine, che i cambiamenti climatici e le piogge acide possano comportare un aumento dei rischi delle malattie legate all’acqua.

L’acqua di acquedotto

L’acqua di acquedotto è controllata dalle società distributrici e dalle Asl di competenza che ne garantiscono la potabilità. Tuttavia, soprattutto nei ristagni d’acqua delle vecchie tubature, possono proliferare i cosiddetti “microrganismi opportunisti” (batteri, funghi e lieviti, virus, protozoi) che tendono a aumentare con la distanza dal punto di trattamento dell’acqua. Inoltre, la presenza di biofilm facilita l’instaurarsi e il perpetuarsi di colonie batteriche o virali nella rete.

Tra i batteri presenti nell’acqua, la Legionella è uno dei più pericolosi. La crescita batterica è favorita dalle condizioni di vetustà, complessità e dimensioni dell’impianto idrico. Un sistema vecchio, non soggetto a regolare manutenzione, con rami morti e ristagni d’acqua, presenta un elevato rischio di essere contaminato da Legionella. Ed è noto che di questo batterio si può morire.

A questo proposito, va infine ricordato che le società che gestiscono gli acquedotti e le ASL sono responsabili della potabilità dell’acqua fino al punto di allacciamento alla rete idrica delle abitazioni private e dei condomini. Pertanto, le vecchie condutture private potrebbero contenere piombo o altro materiale nocivo per la salute e, inoltre, in presenza di ristagni idrici, potrebbero essere soggette al proliferare di colonie di batteri o virus.

Malattie legate all’acqua di pozzo

I pozzi artesiani attingono la loro acqua dalle falde freatiche sottostanti. É chiaro, quindi, che si tratta di un’acqua in cui sono disciolti i sali e tutti gli eventuali inquinanti, virus e batteri contenuti nel terreno con cui l’acqua è entrata in contatto. Di conseguenza, prima di utilizzare l’acqua di pozzo per fini alimentari o igienici, ma anche per abbeverare animali o irrigare terreni è necessario far analizzarne un campione sia sotto il profilo microrobiologico che chimico. Sulla base dei risultati analitici è possibile stabilire se e per cosa utilizzare quella specifica acqua senza incorrere in indesiderati rischi per la salute. Inoltre, gli esami vanno ripetuti regolarmente a distanza di tempo per accertare che nel frattempo non siano intervenuti nuovi fattori, come ad esempio uno sversamento di materiale inquinante lungo il tragitto percorso dall’acqua fino al raggiungimento della falda.

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